Democrazia: un termine impegnativo che appartiene alla sfera della volontà.

di Maurizio Mataloni

I grandi ideali di un vero riformismo di sinistra sono solo obiettivi tendenziali per i quali vale il principio di avvicinamento e di direzione. Così è anche per la democrazia, che se viene mitizzata assume un significato retorico e diventa una mistificazione della realtà.


La contrapposizione democrazia-dittatura è spesso usata in modo strumentale. La democrazia è sempre auspicabile ma purtroppo è letteralmente impossibile (è bene ricordarlo per evitare facili critiche), anche se non si può dire che tutto quello che si dovrebbe fare per realizzarla viene fatto. Forse non ha una natura terrena. Cosicché potrebbe apparire più come un santo in paradiso che come una conquista umana possibile, o semplicemente un’idea platonica.


La parola democrazia esprime sia un metodo che un risultato; e questo può consentire anche un’interpretazione formale della stessa. Infatti, così come vengono fatte di solito le elezioni politiche, si potrebbero definire il rito dei falsi dei. Perché senza un’adeguata preparazione (che non viene mai data) le scelte dei cittadini hanno un carattere prevalentemente egoistico e umorale e possono essere facilmente manovrate dalla propaganda.


La nostra è una pessima democrazia senza storia, senza cultura, senza una dimensione etica. E’, per eccellenza, una lobbicrazia (tutte un po’ lo sono), cioè una dittatura nascosta di sette e corporazioni. Nella lobbicrazia chi gestisce il potere, il governo, il parlamento e via via ogni centro di potere, diventa di fatto l’interlocutore e il gestore di tutti gli interessi particolari nel nome del popolo, un’altra idea platonica del mondo politico, un termine molto abusato.
E’ chiaro infine che il potere della democrazia è sempre correlato alla qualità e al carattere del popolo che la detiene (il demos) e che pertanto la democrazia stessa non si può giudicare in astratto e neppure esportare in contesti diversi.


In Italia demagogia e populismo in dosi massive hanno creato una sorta di complicità tra Stato e cittadini, per cui questi ultimi pretendono per così dire la loro parte della “refurtiva” e lasciano allo Stato la facoltà di prendere la sua. Fingono di accusarsi reciprocamente ma fanno di tutto per restare come sono. E’ questo il fenomeno peculiare della nostra “società incivile”, che forse non è ancora maggioritaria ma che è certamente molto più attiva di quella civile e che si sente pienamente legittimata.


In questa cornice l’evasione fiscale non è più un reato ma un impegno sportivo praticato da chiunque sia in grado di praticarlo. Francamente oggigiorno non sembra che gli Italiani possano avvicinare il nobile ideale della democrazia, di una democrazia che possa garantire una vita veramente civile.

Maurizio Mataloni

Ho ritrovato questo articolo di Maurizio Mataloni, scritto, se la memoria non m’inganna, oltre una decina di anni fa. Rileggendolo oggi trovo le sue considerazioni ancora più attuali: mai, come in questi ultimi anni, ci siamo interrogati sui limiti della democrazia, su chi la detiene e come viene praticata. Inoltre, la massiccia entrata in scena dei social, nella pratica politica globale, come strumento tecnico di aggregazione per il potere, non giova certo alle regole democratiche.

Giovanna