Un pittore che conquista per la sua poesia: ciò che racconta lo si comprende con immediatezza. Hopper riesce a captare quei momenti solitari che prima o poi si presentano nella vita delle persone, e li raffigura. Momenti solitari, ma anche di solitudine e di isolamento, sensazioni di altre esistenze che ancora oggi si avvertono, viaggiando nella provincia americana. Nella staticità delle sue composizioni, il tempo appare immutabile.
Hopper non dipinge la povertà, il lavoro o la gioia di vivere, ma vite inespresse in momenti di intimità che appaiono eterni, e lasciano, a chi guarda, l’interpretazione della storia. Con grande abilità tecnica porta le persone a riconoscersi in comportamenti della vita quotidiana. E’ stato definito un realista, ma è indubbio che le sue composizioni esprimono grande spiritualità: “Non dipingo ciò che vedo, ma ciò che provo”, è una sua frase.
Due autoritratti di Hopper, uno del 1903, si trova al Museo di Fine Arts di Boston, l’altro 1925/30 al Witney Museum di New York e così il disegno di Hopper ragazzo.
Edward Hopper nasce a Nyack, cittadina dello Stato di New York, il 22 luglio 1882, in una famiglia benestante e colta della borghesia americana. I suoi genitori, di fede Battista, incoraggiano da subito le sue aspirazioni artistiche. Nel 1900 si iscrive e frequenta la New School of Art e Robert Henri, pittore realista suo insegnane, incita Hopper a trovare la sua ispirazione nella vita di tutti i giorni, lontano dal manierismo del tempo. La New School of Art è frequentata da allievi che sarebbero diventati tra i personaggi più significativi della vita artistica americana tra cui George Bellows, pittore, litografo e illustratore, e William Merrit Chase, pittore americano esponente dell’impressionismo e responsabile di una delle più rinomate Art Schools of Design di New York.
Hopper rimane alla School of Fine Arts fino al 1906, anno del suo primo viaggio a Parigi. Parigi a quei tempi era il centro della vita culturale del mondo, La Ville Lumière, impossibile non esserne affascinati. Le opere di artisti come Manet, Degas e Paul Cèzanne sono determinanti per la sua formazione, anche se, da persona schiva e riservata qual era, l’artista non frequenterà i pittori dell’avanguardia parigina ma condurrà una vita solitaria osservando la vita degli altri.
Dopo le visite europee si può dire che il futuro dell’artista si rischiari di nuove luci. Ama la natura, ma anche la città, interpreta le cose che lo circondano secondo il suo modo di sentire. Con il tempo elaborerà il suo personalissimo stile pittorico: uno stile con una prospettiva spesso fotografica. Tra il 1906 e il 1910 va in Europa tre volte, oltre i soggiorni parigini, visita alcune capitali europee, ma non verrà in Italia. In seguito, non lascerà più gli Stati Uniti. Lavora come illustratore pubblicitario alla C.C. Phillips & Company. L’unica occupazione retribuita che ha per molti anni. Le sue acqueforti e puntesecche sono apprezzate e ottengono notevoli riconoscimenti. Hopper è un grande illustratore oltreché un grande pittore, ma anche un fine conoscitore delle diverse tecniche usate: olio, acquerello e acquaforte.
Un’altra caratteristica della sua arte sono i disegni e i dipinti di nudo: erotici, sorprendenti, originali, a volte inquietanti: una delle molteplici capacità interpretative di Edward Hopper, artista innovativo e segreto.
The boy and the moon 1906/07, acquerello
Uomini seduti al caffè, 1906 acquerello opaco e trasparente, penna e inchiostro, pennello e inchiostro e la matita di graffite su carta.
Ombre notturne, acquaforte, 1921, Whitney Museum of American Art, N.Y.
Vento della sera, acquaforte, 1921, Whitney Museum of American Art, N.Y.
I dipinti
Interno d’estate, 1908, olio su tela, Whitney Museum of American Art, N.Y.
Villaggio Americano, 1912, olio su tela, Whitney Museum of American Art, N.Y.
Le sue tele, principalmente a olio, non incontrano il favore del pubblico. L’impulso al suo lavoro di pittore arriva dopo la mostra al Witney Club nel 1920, di cui è uno dei soci della prima ora. Non vende neanche una tela, ma, seppur con pareri controversi, una delle sue composizioni parigine “Soir bleu” (Sera azzurra), una tela di notevoli dimensioni, viene notata da pubblico e critica. Tuttavia, Hopper, non gradendo i molti commenti – “Soir Bleu” è un dipinto di difficile comprensione in una Società pragmatica come quella americana – arrotola la tela e la mette in disparte, sarà riconsiderata molti anni dopo.
Soir bleu (Sera azzurra), 1914, Whitney Museum of American Art, N.Y.
Nel 1924, alcuni suoi acquerelli vengono esposti alla Frank Rehn gallery di Gloucester, New York, con successo. Da quel momento la carriera di pittore fiorisce e trova tutti i riconoscimenti che merita. Nello stesso anno Hopper sposa Josephine Verstille Nivison, anch’ella pittrice: sarà la sua modella in tutti i personaggi femminili dei suoi dipinti.
Il faro a due luci, 1927, acquarello, Whitney Museum of American Art, New York
In quegli anni dipinge Apartment Houses che viene acquistata dalla Pennsylvania Academy. Il suo primo dipinto a olio ad essere acquistato per una collezione pubblica e il primo dipinto venduto dopo più di dieci anni. Nel 1930 il dipinto House by the Railroad (la casa vcino alla ferrovia) viene donata al Moma – Metropolitan Museum on N. Y. da un collezionista, Stephen C. Clark. E il Moma gli dedica una retrospettiva due o tre anni dopo. Una curosità, il dipinto fu usato come modello per la casa di Psycho, il film di Alfred Hitchock.
Tramonto sulla ferrovia, 1929, olio su tela, Whitney Museum of American Art, New York
Apartment house east river, 1930, olio su tela, Whitney Museum of American Art
Agli inizi degli anni trenta, Hopper costruisce una cosa a Truro, nella penisola di Cape Cod. Una casa affacciata sull’oceano dove si recherà ogni anno per le sue vacanze e che, indubbiamente, ispirerà molti suoi dipinti. La ricerca della luce è una costante delle opere di Hopper: la luce è la protagonista indiscussa dei suoi dipinti! “Tutto ciò che volevo fare era dipingere la luce del sole sul lato della casa”. E questa ricerca diventerà sempre più evidente nella sua produzione artistica.
Tramonto a Cape Cod 1934, olio su tela, Whitney Museum of American Art, New York
Pompa di Benzina, 1940, olio su tela, Museum of Modern Art, New York
I nottambuli, 1942, olio su tela, Art institute of Chicago, Chicago
Stanze sul mare, 1955, olio su tela, Yale University Art Gallery, New Haven, Connecticut
Mattino in Sud Carolina, olio su tela, 1955, Whitney Museum of American Art, New York
Hopper viene considerato il caposcuola dei realisti americani con le sue solitarie case vittoriane, i binari ferroviari, i sui paesaggi surreali, i distributori di benzina, i personaggi immobili per l’eternità. Il pittore ha descritto la provincia americana come la si vede ancora oggi nelle back street, silenziosa e solitaria, impenetrabile e statica. Hopper è un pittore enigmatico che ha colto aspetti della vita quotidiana, sublimandoli e rendendoli eterni. La sua vita è stata lunga e laboriosa, muore a 85 anni, nel 1967, nel suo studio a New York.
Secondo piano al sole, olio su tela, 1960, Whitney Museum of American Art, New York
Ci sarebbero molte considerazioni da fare guardando le opere di questo artista e pensando che ha vissuto in un momento particolarissimo della storia dell’umanità. Un periodo di guerre e difficoltà, di depressioni economiche, ma anche di avanguardie e grandi fermenti artistici, di cui non si avverte traccia nel suo lavoro. Tuttavia è nel contatto con la natura, in quelle bellissime tele di paesaggi e tramonti, indescrivibili attimi di bellezza, in cui bisogna cercare il suo messaggio. E nella sensazione di solitudine e di isolamento che le sue figure trasmettono: in quelle immagini è possibile interpretare la visione solitaria e silenziosa che l’artista ha dell’esistenza.
Two Comedians (Due attori), 1965, olio su tela, collezione privata
I due commedianti, una delle ultime opere, se non l’ultima, di Edward Hopper, datata l’anno prima della sua morte. Il dipinto dell’addio: due piccole figure che omaggiano un pubblico virtuale! Un dipinto commovente e al contempo ironico. I due protagonisti, l’artista e sua moglie Jo, salutano prima di uscire di scena: la scena della loro vita.
Giovanna Rotondo Stuart